12 dicembre 2013_Palazzo dei Congressi_Lugano_Orchestra della Svizzera italiana_Ion Marin
“vergessene Lieder” per orchestra, UA
Un titolo provvisorio, la trascrizione di una canzone sacra per catturare la tigre, il suono di una Zurna (una specie di oboe di origine turca), ricordi di melodie di varia provenienza fra loro confusi e trasfigurati. Ritmi di danza, uno in particolare un po’ sghembo, con un ciclo di 11. E campane, tante campane: quella gigantesca (great Paul) della St. Paul Cathedral di Londra, e quelle – sicuramente più piccole e che ancora si dicono stonate – dei ricordi della mia infanzia. Ad un’accozzaglia di questo tipo si limita, nel momento in cui scrivo, il materiale in elaborazione per il mio nuovo pezzo per orchestra. Una composizione dedicata a mio figlio, pervasa da ricordi che si acuiscono in un momento di lontananza; di ricordi miei e suoi, intrecciati. Non so ancora dove mi porterà la costruzione di questa ennesima eterotopia che invita gli ascoltatori a compiere un viaggio grazie alla potenza della loro fantasia e ad imbarcarsi verso sempre nuovi spazi immaginari per evitare – come dice Foucault – quel che succede alle civiltà senza battelli dove “i sogni inaridiscono, lo spionaggio rimpiazza l’avventura e la polizia i corsari”.
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